Frida: l'autoritratto della propria vita

A mio cugino piace l'arte
Frida Kahlo
Scuderie del Quirinale, Roma – fino al 31 agosto 2014
All'occhio di un osservatore europeo, lo stile pittorico di Frida Kahlo, se da una parte appare come qualcosa di estraneo, di poco familiare e di lontano, dall'altra sicuramente attrae per il ricco repertorio figurativo di elementi simbolici che contraddistinguono le sue opere. La vivacità dei colori, tipicamente messicana, la rigidità naif delle forme, il surrealismo delle situazioni narrative sono solamente alcuni degli elementi che rendono Frida stilisticamente riconoscibile. Ma, sia pure nei suoi autoritratti siano sempre presenti toni narrativi esasperati, che si declinano utilizzando forme a volte bizzarre, altre mostruose, altre ancora macabre, non è possibile non accostare il suo nome a quello di altre due grandi figure artistiche della storia dell'arte quali Artemisia Gentileschi e Carol Rama. Queste pittrici, sia pure in secoli diversi, affermarono la propria personalità ponendo il proprio vissuto, contrassegnato anche da perversioni, al centro dell'esperienza professionale. L'irrinunciabile produzione dell'opera, attraverso il contenuto, si fa cioè romanzo di vita. Per dirla con un'altra tormentata artista del '900, Leonora Carrington, "...dipingere è come avere fame... è una necessità, non una scelta".
Frida: self-portrait of her life
To the eye of a European observer, the pictorial style of Frida Kahlo, if on the one hand it looks like something unrelated, unfamiliar and distant, on the other hand definitely attracts for the rich figurative repertoire of symbolic elements that characterize his works. The vibrancy of the colors, typically mexican, the rigidity of naive embodiments, the surrealism of narrative situations: are just some of the elements that make Frida stylistically recognizable. But, even in his self-portraits are always present exasperated narrative tones, that unfold using forms sometimes bizarre, other monstrous, and others macabre: it is not possible can't put his name near to that of two other major artistic figures of the history of art such as Artemisia Gentileschi and Carol Rama. These painters, albeit in different centuries, affirmed their own personalities putting their own experienced, also marked by perversions, in the center of professional experience. The essential production of the opera, through the content, becomes novel of life. To put it like another tormented artist of the '900, Leonora Carrington, " ... the painting is like to be hungry ... it’s a necessity, not a choice".