• Capelli e donne di oggi e nella storia dell’arte Capelli e donne nella storia dell’arte

    Osservando i colori, i tagli e le forme delle acconciature viste sfilare sulle passerelle della moda per l’autunno/inverno 2019 si trovano (e ritrovano) riferimenti a icone appartenenti alla storia dell’arte. “Nel beauty e nella moda, spesso le ispirazioni, gli spunti e le idee arrivano proprio dai ritratti femminili, armoniosi e proporzionati, creati da un pittore o da una pittrice a partire dal Rinascimento” dice Monica Coppola, direttore artistico Aldo Coppola. Fu questo, in particolare, un periodo culturale e artistico di grandi cambiamenti, florido e dinamico che influenzò ogni aspetto dell’esistenza. Anche il ruolo della donna subì una svolta e, grazie a figure leggendarie come Lucrezia Borgia e a Caterina de’ Medici, poté occuparsi degli affari e di politica anche in assenza del marito. Ma questa è un’altra storia... Ecco, dunque, una selezione di nuovi spunti di stile per i capelli visti sulle passerelle che attingono dall’ingegno dei creativi del passato e dalle loro muse.

    Rosso: lo stile inafferrabile

    Deliziose e intriganti, le rosse trasmettono sempre qualcosa d’inafferrabile. Che strega e cattura immediatamente l’attenzione. Lo sa bene chi apprezza le dichiarazioni d’amore per le teste fiammanti dei Preraffaelliti. Che danno l’impressione di essere modello di riferimento dell’acconciatura vista da Louis Vuitton, con la chioma leonina fulva, appariscente, cotonata e bombata. Questo dipinto si chiama “Aurelia - L’Amante di Fazio” (1863-73) olio su tavola di mogano di Dante Gabriel Rossetti, uno dei 7 fondatori della corrente nata come ribellione all’arte accademica britannica dell’epoca. La modella, che divenne moglie dell’autore, incarnava l’idea di bellezza del movimento che dà il titolo al percorso espositivo (tanto che fu definita “musa preraffaellita per antonomasia”). Si chiamava Elizabeth Eleanor Siddal, più conosciuta con il diminutivo di Lizzy o Lizzie. Anche lei era pittrice e, a detta dei critici, era più abile del marito… I due erano anime affini, e vissero un amore leggendario.

    Aereo, impalpabile, luminoso: il biondo irlandese visto da Miu Miu e richiama immediatamente alla memoria il dipinto a tempera Nascita di Venere (1482-1485) di Sandro Botticelli. Opera iconica del Rinascimento italiano, rappresenta un ideale universale di bellezza femminile. L'artista si è ispirato a Simonetta Vespucci, nobildonna di origini liguri, che visse alla corte dei Medici, considerata la più bella donna del mondo allora conosciuto.

    Lo sfacciato rosso Tiziano di Balenciaga sembra quello della Ragazza in verde (1931) con i boccoli fiammanti color biondo-rame metallico, un olio su compensato di Tamara de Lempicka, icona eclettica, emancipata, curiosa e ribelle dell’Art Déco dallo stile avanguardistico. Il quadro suscitò molte critiche perché era giudicata sconveniente, sia perché ricorda le la tensione erotica percepita tra la modella e la pittrice.

    Visioni bionde

    Il raccolto biondo di Antonio Marras, con una capigliatura morbida ai lati del viso, con le lunghezze fermate in una sorta di banana bombata sulla nuca, ha la stessa forma dell’acconciatura della protagonista di “Conversione della Maddalena” (1660) di Artemisia Gentileschi. Alla figura biblica, che altri artisti hanno rappresentato più che altro come cortigiana, l’artista costantemente, impegnata nella lotta contro i pregiudizi, restituisce dignità. Lei stessa fu vittima chiacchiere e di dileggio, e faticò molto per affermarsi nell’ambiente della pittura, in quel tempo dominato esclusivamente dagli uomini.

    Gli chignon impeccabili, che svelano e rivelano i lineamenti del viso, accompagnati con da ricciolini posizionati ad arte sulla fronte delle donne di Burberry trasmettono l’idea dell’inevitabile evoluzione contemporanea di “Ritratto di Dama” (1470 circa) di Piero del Pollaiolo. Quando si parla di bellezza femminile nel mondo dell’arte non è possibile non citare questo dipinto. La protagonista ha un incarnato diafano e il collo lunghissimo, valorizzato dal raccolto a crocchia sulla nuca, decorato con magnifici gioielli tempestati di perle e di rubini, con cordoncini di seta che trattengono un magnifico e fragile velo di organza impalpabile che copre le orecchie. L’autore prediligeva ritrarre le sue modelle di profilo, con il busto appena ruotato: uno stratagemma che le rendeva imponenti senza alterare la purezza dei lineamenti.

    Lunga e ondulata, luminosa e garbata. La testa bionda vista da Marc Jacobs è riconducibile alla “Dama con liocorno” (1505-1506) un olio su tavola di Raffaello Sanzio. E’ uno dei dipinti più conosciuti dell’artista e raffigura una giovane deliziosa e leggiadra con il volto completamente svelato dai boccoli posizionati ad arte sulle lunghezze con piccoli riccioli che decorano i lati della fronte e le guance riscaldate da un leggero rossore.

    Tanti modi di dire bruno

    Il castano visto da Celine ricorda il “Ritratto di Jeanne Hébuterne” (1917). Uno dei quadri più noti di Amedeo Modigliani, e che ritrae la fidanzata più giovane di lui di quattordici anni. Soprannominata “noix de coco” per via della chioma striata di fili rossicci, era una pittrice consapevole e dalla forte personalità: sfidò la famiglia di stampo patriarcale e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, scegliendo di vivere da bohémien piuttosto che seguire i rigidi precetti familiari.

    La cascata di ricciolini che svelano il collo delle modelle di MSGM ricorda proprio “Giuditta I” (1901) di Gustav Klimt, considerata la sublime metafora del potere di seduzione femminile. Soggetto dell’olio su tela è la storia biblica che vede la protagonista tagliare la testa di Olofene per bloccare l’assedio della sua città. La modella è Adele Bloch-Bauer, donna della borghesia viennese dotata di una brillante intelligenza, che le ha permesso di imparare il francese da autodidatta e di frequentare corsi di cultura classici e di filosofia. Ma non le fu permesso di frequentare l’università, in un periodo storico in cui gli studi superiori erano preclusi alle donne.

    I ricciolini bruni sfilati sulla passerella di Dolce & Gabbana propongono la sensualità intrigante di una contemporanea “Gioconda”, o “Monna Lisa” di Leonardo da Vinci (1503-1514). Dipinto celebre ed enigmatico, leggendario, conserva un alone di mistero per via di quello sguardo ironico e di quel sorriso appena accennato che ha ispirato (e continua a ispirare) numerose congetture sul suo significato. L’unica certezza è che non si può fare a meno di ammirarla.

    Il caschetto liscio pennellato di colore a contrasto visto da Prada porta immediatamente alla memoria quello del dipinto “Ritratto di Dora Maar“ (1938) di Pablo Picasso. La fotografa (collaborò con Man Ray e fu una sua modella), poetessa e pittrice, era un’intellettuale, schierata dalla parte dei diseredati, molto impegnata politicamente. Quando incontrò il pittore spagnolo ne divenne subito l’amante. Aveva una personalità forte e determinata, e influenzò il pittore spagnolo a usare la sua arte come arma politica.

    Silver plated, che passione

    Le teste candide viste da Balmain sembrano la copia del celebre “Blondie” (1981) di Andy Warhol. Si tratta di un inchiostro acrilico e serigrafico su tela che ritrae Debbie Harry, una delle figure di spicco della scena new wave e punk di New York, tra la fine degli Anni Settanta e l’inizio degli Anni Ottanta. La cantante, carismatica e indipendente (non ha mai voluto sposarsi), riuscì a ritagliarsi uno spazio importante nel mondo del rock che era quasi esclusivamente maschile.

    Amazzoni metropolitane

    I dreads laccati e le treccine sofisticate delle acconciature di Giorgio Armani fanno pensare al celebre olio su tela “Io e i miei pappagalli” (1941) di Frida Kahlo, un autoritratto che la rappresenta in perfetta simbiosi con la sua natura selvaggia, autentica. Il portamento regale dell’artista, che ha fatto di se stessa la propria arte, lo sguardo fiero e le trecce composte trasmettono consapevolezza e audacia. Una delle letture sulla simbologia di questo quadro fa riferimento alle mitologiche Amazzoni greche, donne guerriere indomite e coraggiose. Proprio come lei.
    Una curiosità: l’artista messicana usava i suoi capelli per trasmettere messaggi. Ne è un esempio “L’Autoritratto con treccia” (1941), che forma un circuito infinito, metafora dell’eterno scorrere del tempo.

     

     

  • Tamara da scoprire Tamara da scoprire

    Tamara de Lempicka
    Seduzione tra arte e musica
    AMO - Palazzo Forti, Verona - fino al 31 gennaio 2016


    Ho sempre avuto un debole per le donne sensuali e volitive di Tamara de Lempicka, una delle artisti più eclettiche dei primi del Novecento. E non mi sono lasciata sfuggire la mostra monografica di Verona. Interessante perché oltre ad ammirare i suoi quadri, ho potuto curiosare anche nel suo guardaroba.
    In questo percorso espositivo, che considero imperdibile, il tocco di Tamara è analizzato attraverso 200 opere tra oli, disegni, fotografie, acquerelli, video e abiti. E poi c’è anche la musica: in ogni stanza suonano brani dei tempi di Tamara, dalle sue canzoni preferite alle composizioni d’avanguardia degli anni Venti, nate in quella Parigi che fu il palcoscenico del suo successo. Consiglio vivamente questo percorso che fa scoprire una donna-artista che ha saputo imporre una figura femminile nuova, emancipata, disinibita e libera, del tutto rivoluzionaria per il suo tempo. In mostra ci sono anche i quadri “scandalosi” raffiguranti le amanti della Lempicka, e i nudi pieni di sensualità per cui è conosciuta in tutto il mondo.

    Nelle foto in alto:

    a sinistra:
    Nudo appoggiato I
, 1925, 
Olio su tela, 81x54,3 cm
Collezione privata europea
 © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015

    al centro:
    abito lungo in voile di seta bianca, composto da vari volant tagliati di sbieco
 ©1932-1933
Villa Mazzucchelli - Collezione Museo della Moda e del Costume, Ciliverghe di Mazzano (Brescia)

    a sinistra, dall’alto:
    Salvatore Ferragamo, Sandalo ©, 1943
, Tomaia in camoscio rosso, piattaforma e zeppa di legno intagliata e dipinta - 
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
    Salvatore Ferragamo, Iride ©, 1930-1932, 
Décolleté in merletto di Tavernelle - Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
    Salvatore Ferragamo, Sandalo ©, 1938, 
Tomaia formata da fasce di capretto dorato e argentato, zeppa di sughero ricoperta di velluto rosso e di un’intelaiatura di ottone e strass. Il modello originale, con pietre preziose, è stato creato per Indira Devi, Maharani di Cooch Behar - 
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

francesca marotta

 

Francesca Marotta: giornalista di moda e beauty, curiosa, sognatrice, anticonformista. Amo l’Italia, l’arte, le esperienze, gli stili di vita, il design... da wow!